John O’Neill
ISBN 3-86150-193-7
La rappresentanza eccelente della sua personalità,
assolutamente secondo il gusto degli anni novanta,
si trova nell’articolo che è stato pubblicato
da Franklin Chester a Citizen. Egli ha caratterizzato
questo scienziato con le parole seguenti:
Riguardo al suo aspetto, nessuno lo possa guardare
senza sentire il suo potere. Egli è 180 cm
alto, oltre ad essere snellissimo. Però possiede
un’enorme forza corporale. Le sue mani sono grandissime,
e le sue dita insolitamente lunghe, il che indica
l’intelligenza altissima. I lisci cappelli neri (quasi
che non si potessino immaginare i cappelli neri più
scuri e brillanti) gli sono pettinati strettamente
all’indietro, il che ancora di più sottolinea
i suoi lineamenti. Gli zigomi sono alti e sottolineati,
il che è la caratteristica degli slavi. La
sua pelle ha un tono di marmo che dopo tanti anni
ottiene la prima sfumatura di colore giallo. I suoi
occhi infossati sono blue e brillano come fuoco. Sembra
che in essi brillino quelle stesse scintille che brillano
dai suoi dispositivi.La sua energica testa si restringe
verso il mento, e il mento sembra quasi un solo punto.
Mai un uomo lavorasse con tanta perservanza, con tanta
serietà e con tanto altruismo per benessere
di tutta l’umanità. I soldi non gli significano
niente. Se avesse deciso di procedere come Edison,
oggi probabilmente sarebbe stato l’uomo più
ricco al mondo, e ha solo 40 anni. Quello che da lui
salta agli occhi è la sua serietà. Tesla
è senza dubbio l’uomo più serio ? New
York. Però, ha l’aguzzato senso dell’umorismo
e le maniere bellissime. Nella modestia incorotta
nessuno possa superarlo. Non conosce nessun forma
di gelosia. I conseguimenti degli altri mai li considerasse
piccoli, mai fosse avaro di lodi. Quando parla uno
può solo ascoltarlo. Anche uno che non sa di
che egli parli, lo ascolta con entusiasmo. Anche uno
che non capisce il significato delle sue parole, deve
presentire il loro significato. Parla in inglese,
come uno straniero di alta educazione, senza un accento
cattivo e senza uno sbaglio. Inoltre, ha superato
ancora otto lingue straniere. Dal periodo che quest’uomo
è arrivato a New York, quasi niente sia stato
cambiato nella sua vita quotidiana. Abita in Gerlach,
in un albergo piccolo e tranquillissimo, in via tra
Brodway e Sixt Avenue. Ogni mattina alle nove appare
nel suo laboratorio, dove trascorre tutto il giorno
nel suo mondo insolito e misterioso, cercando nuovi
conoscimenti e nuove energie. Mentre lavora non sopporta
gli osservatori. Nessuno sappia niente dei suoi assistenti.
Ogni tanto fa una dimostra pubblica dei suoi esperimenti,
e ci sono tanti che darrebbero tutto al mondo per
essere presenti ad un avvenimento del genere. Egli
di solito lavora fino alle sei, ma può accadere
che si fermi nel laboratorio anche più a lungo.
Per lui la tenebre non presenta un ostacolo. Egli
produce la propria luce di giorno. Alle otto precise
viene vestito di irreprensibile abito da sera in Waldorf.
D’inverno, invece di giacca da sera, veste il cappotto
con la marsina. Alle dieci precise si alza dalla tavola
e parte per il suo albergo, dove si immerge nei suoi
studi, o di nuovo va in laboratorio dove trascorre
tutta la notte lavorando.
Una rivista americana ha pubblicato nella sua edizione
d’aprile 1921 un intervista con il titolo “Permettete
che il vostro dono d’osservazione faccia a vostro vantaggio”,
in cui Tesla rispondeva alle domande del giornalista
M.K.Wisehart sulla sua abilità insolita. Tra
l’altro ha detto: ”Durante la mia fanciullezza mi ha
colpito una malattia insolita che si manifestava tramite
immagini che apparivano accompagnate ai fulmini impetuosi.
Appena una parola era pronunciata , avevo davanti agli
occhi subito l’oggetto segnato con tanta chiarità,
che non potevo discernere se derivasse dalla realtà
o no. Anzi quando porgevo le mani e cercavo di pigliare
l’immagine, essa stava completamente chiara e non si
muoveva dal suo posto. Nei tentativi di liberarmi da
quelle tormentose immagini, cercavo di concentrare i
miei pensieri ai tranqulli ricordi calmanti.Questo mi
portava in realtà il sollievo passeggero, ma
dopo averlo ripetuto due o tre volte, il mio espediente
medicinale ha perso tutta la forza. Invece di usarlo,
in pensieri partivo nei passeggi che mi portavano fuori
dei confini stretti, che in quel periodo erano posti
dalle mie conoscenze. Di giorno e di notte, tramite
il mio dono d’osservazione facevo i viaggi che mi portavano
ai luoghi ignoti, alle città e ai paesi ignoti,
e durante le visite cercavo di conservare i loro segni
caratteristici quanto più chiaramente nei miei
pensieri. Immaginavo di vivere nei paesi mai visti,
e nelle mie visioni trovavo degli amici che mi sembravano
realissimi ed avevano un valore inestimabile per me.
Trattavo i viaggi del genere fino all’anno diciasette,
quando ho volto con serietà i miei pensieri verso
il campo largo. Alla mia gioia grandissima, ho concluso
che potevo visualizzare le diverse cose con facilità.
Non avevo bisogno dei modelli e abbozzi o degli esperimenti
, tutto quello era chiaramente davanti a me nei miei
pensieri. Quest’abilità di visualizzazione l’ho
acquistata nei miei tentativi infantili di liberarmi
dalle immagini tormentose, ritengo che così abbia
sviluppato un nuovo modo di dare la forma materiale
alle idee ed ai programmi creativi. Questo procedimento
dovrebbe essere di gran vantaggio a tutte le persone
che hanno il dono d’osservazione, senza riguardo al
fatto se si tratta degli inventori, degli uomini d’affari
o degli artisti. Molte persone, senza proposita preparazione,
si mettono al lavoro quando devono, per esempio, sviluppare
un dispositivo o realizzare un compito. Allora si perdono
prestissimo in moltitudine dei dettagli, invece di seguire
l’idea centrale, anche se i loro sforzi possono dare
il risultato, in questo caso sono in generale di qualità
bassa. Adesso però vorrei presentare in poche
parole il mio procedimento: quando sento il desiderio
di sviluppare una certa cosa, porto quest’idea con me
nei miei pensieri per mesi, o anzi per anni. Ogni volta
che c’è un’occasione, inizio il viaggio per il
mio mondo di percezione e senza un sforzo cosciente
rifletto su questo problema. Questo è il cosiddetto
periodo del giacere di idee. A questa fase si continua
il periodo del immediato attendere del problema durante
cui prendo in considerazione le diverse possibilità
per risolverlo; durante la sua considerazione concentro
il mio spirito alla limitazione del campo di ricerca.
Allora, quando coscientemente mi dedico al problema
con tutte le sue particolarità, in questa fase
molto spesso ho la sensazione che mi trovo sulla via
di soluzione. E in questa soluzione è bellissimo
proprio questo: quando mi prende, so esattamente che
in realtà ho risolto il mio problema e che raggiungerò
lo scopo. Questa sensazione è per me così
reale, come se davvero avessi risolto il mio problema.
Ho concluso che in questo momento in realtà la
soluzione deve essere già presente nella mia
subcoscienza, anche se forse sarà necessario
un periodo di tempo per riconoscerla nella mia coscienza.
Prima di fare abbozzo sulla carta, quest’idea l’ho già
elaborata completamente nei miei pensieri. Nei miei
pensieri ci posso fare i cambiamenti ad un dispositivo,
posso migliorarlo, anzi posso metterlo in moto nei miei
pensieri. Ai miei collaboratori posso dire le dimensioni
esatte di ogni singola parte senza fare un abbozzo della
costruzione , e quando quelle parti si congiungono ,
si inseriscono così bene, come se le loro dimensioni
fossero prese da un abbozzo. A me non è mica
importante se testerò un dispositivo nei miei
pensieri o quell’esperimento sarà fatto nella
mia ufficina. Gli inventi che ho fatto in questo modo
funzionavano bene, durante 30 anni non c’era un solo
cambiamento. In questo modo è nato il mio primo
elettromotore, poi il fluorescente tubo di vacuo senza
cavi, la mia turbina ed altri dispositivi numerosi.”
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